Una grande speranza ma anche una severa critica ai dati come forniti dalla protezione civile privi di attendibilità scientifica
ROMA/ Il Codacons rende oggi pubblico uno studio eseguito dal Prof. Bruno Neri dell’Università di Pisa, consulente dell’associazione, secondo cui il prossimo 4 aprile potrebbe essere la data a partire dalla quale si registrerà una inversione di tendenza nei contagi da coronavirus, e si potrà considerare terminato il picco di positività al Covid-19 in Italia. Coronavirus esperti statistica
In base alle proiezioni degli esperti “il 16 marzo il numero di positivi era 3 volte quello registrato il 9 marzo, mentre il 28 marzo tale numero era solo 1,64 volte quello registrato il 21 marzo: la diffusione del contagio sta rallentando in maniera evidente. E’ ragionevole dunque attendersi che, in assenza di variazioni rilevanti, l’andamento che mostra da oltre 11 giorni un comportamento del fattore di incremento dei contagi molto stabile, possa proseguire fino a Sabato 4 Aprile, passando dall’attuale valore di 1,64 a quello di 0,94 in questi 7 giorni”. Coronavirus esperti statistica
Borrelli a precisa domanda della stampa rifiuta per la seconda volta di dare il numero dei morti in casa e il Codacons chiede al tribunale di obbligarlo
Lo studio inoltre evidenzia criticità nella tipologia di dati forniti dalla Protezione civile che, come noto, non indicano il numero dei decessi da coronavirus registrati in casa, questione più volte evidenziata dai giornalisti nel corso delle conferenze giornaliere delle ore 18, ma alla quale Angelo Borrelli non ha ancora fornito risposta.
Proprio per avere dati chiari e trasparenti sul numero di contagi, tamponi eseguiti e decessi al di fuori delle strutture sanitarie, il Codacons ha presentato oggi un ricorso al Tribunale di Roma e a quello di Milano spiegando in 6 punti i rischi enormi legati a tale omissione:
1) Se un cittadino ha sintomi da coronavirus e crede di non avere possibilità di essere curato in ospedale rimane a casa senza cure adeguate; questo perché non viene informato di quanti malati rimasti a casa siano deceduti proprio per mancanza di ricovero e cure;
2) Può essere spinto a decidere di rimanere a casa per via della comunicazione incerta e incompleta fornita che da una parte allarma sulla possibilità di ricovero, ma dall’altra non dice quanti, da ciò ingannati, hanno scelto malamente di rimanere a casa senza cure o con cure inadeguate fino a morire;
3) Se si sapesse il numero di coloro che, presentando sintomi da coronavirus, hanno deciso di rimanere a casa e qui sono deceduti, i cittadini chiederebbero l’intervento delle strutture sanitarie per essere portati in ospedale e ricoverati;
4) Ciò eviterebbe anche che un probabile contagiato infetti tutti i familiari e altri abitanti del palazzo dove vive e darebbe la consapevolezza ai cittadini che devono prestare la massima attenzione agli altri concittadini chiusi in casa nello stesso stabile;
5) Ciò eviterebbe ai cittadini l’abbandono dell’idea di essere curati in ospedale e anche, se servisse, essere collocati in terapia intensiva, abbandono ad oggi frequentissimo poiché moltissimi cittadini comunicano al Codacons che, pur stando male, hanno paura di chiedere l’ospedalizzazione sia per le carenze del SSN sia per non essere separati dai familiari; sicché preferiscono aspettare il più possibile per tentare cure a casa nell’ambito familiare, cosa questa pericolosissima per loro e per la comunità intera, non essendo correttamente informati circa il numero di decessi in casa;
6) Se, come è probabile, dopo una settimana il cittadino rimasto a casa per carenza di informazioni sia sui decessi nelle abitazioni sia sui posti disponibili in ospedale, si aggravi e chieda di essere portato all’ospedale, risulterà il danno gravissimo ed irreparabile derivante dal tempo di attesa per prendere questa decisione, col rischio di arrivare in ospedale ormai già grave.
A giorni la decisione del Tribunale. Coronavirus esperti statistica
Fonte Codacons