Codacons chiede a Governo di imporre che i maggiori oneri siano a carico dell’industria e non scaricati sui consumatori. In caso contrario pronti a ricorso per aiuti di Stato.
L’ipotesi di accordo tra allevatori, industria e Governo per portare a 72 centesimi di euro al litro il prezzo del latte, se non accompagnato da misure a tutela del mercato, potrebbe determinare distorsioni dei listini al dettaglio con una valanga di rincari a danno dei consumatori. Lo afferma il Codacons, pronto a denunciare il Governo alla Commissione Ue per illeciti aiuti di Stato. Rischio aumento prezzo latte
Il prof. Francesco Tanasi Consigliere della Camera di Commercio del Sud Est Sicilia e Segretario Nazionale Codacons spiega che “Siamo assolutamente a favore dei pastori sardi e delle loro sacrosante richieste, ma in questa fase è fondamentale tutelare anche le esigenze dei consumatori. La maggiore equità nella determinazione dei prezzi del latte e il ripristino di una corretta filiera non può in nessun caso comportare costi a carico dei cittadini: l’intervento del Governo per ritirare 60.000 tonnellate di produzione di pecorino romano e far salire il prezzo a 72 centesimi al litro, se non accompagnato da disposizioni anti-rincari, rischia di determinare una stangata sui prezzi al dettaglio con un aumento generalizzato dei listini non solo per il latte sfuso, ma per tutti i prodotti trasformati (yogurt, dolciumi, formaggi, ecc.)”.
Il Governo deve pertanto studiare misure per ristabilire l’equilibrio nella filiera evitando tuttavia che i maggiori oneri per l’industria legati all’aumento del prezzo del latte siano scaricati dalle aziende sui consumatori finali, attraverso un aumento dei listini al dettaglio. In caso contrario sarebbe inevitabile un ricorso alla Commissione Ue per la fattispecie di aiuti di Stato vietati dalla normativa vigente – conclude il Codacons.
Fonte Codacons
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